Calpestare pretendo

Voglio il tuo nome qui,
calpestare pretendo ciglia false,
delicati lombrichi, lampi neri,
la terra bagnata, le lagrime vili.

Voglio pestare denti o fango o un bacio,
il calore defunto cui un vento oscuro alita,
la gola o ghiaia fredda al piede nudo,
il petto d’ambra per la cui acqua intima brevi pesci trascorrono.

Sfera tonda da cui l’aria non fuggirà,
di dove non andrà un sospiro di nebbia
col suo fuoco recente mai a bagnarsi negli occhi.

Voglio pestare una cintura, anello,
fragile anello, cerchio delicato,
il gesto che la mano può abbracciare
quando un corpo nel suo centro si dona.

Voglio cosce d’acciaio, labile muschio forse,
voglio forse la dolcezza recente
quando la pioggia cade su un inguine indifeso.

Voglio terre o la polvere,
voglio gli azzurri baci,
il rifiuto improvviso che consuma la bocca
quando un corpo o una luna deflagra come ruggine.

Amore come lira,
come le corde rotte,
musica cinerina,
oro che duole intero,
luna che là staccata vede che l’aria è assente.

Vicente Aleixandre, La distruzione o amore (traduzione di Francesco Tentori Montalto)

A te, viva

Quando contemplo il tuo corpo disteso
come un fiume che non cessa mai di passare,
come un limpido specchio dove cantano uccelli
e dà gioia sentire il giorno come albeggia.

Quando guardo i tuoi occhi, profonda morte o vita che mi chiama,
canzone da un profondo che sospetto;
o vedo la tua forma, la tua fronte serena,
pietra lucente ove i miei baci brillano,
come rocce che specchiano un sole che non cala.

Quando accosto il mio labbro a quell’incerta musica,
al rumore di quanto è sempre giovane,
dell’ardore terrestre che canta in mezzo al verde,
umido corpo in perpetuo trascorrere
come amore felice che va e torna…

Sotto di me sento il mondo girare,
girare lieve con virtù eterna di stella,
con generosità lieta di astro
che non chiede neppure un mare ove riflettersi.

Tutto è sorpresa. Il mondo scintillante
sente che un mare a un tratto è là tremulo, nudo,
che è quel petto avido, febbrile,
che chiede solo il brillio della luce.

La creazione fulge. Resa quieta la gioia
passa come un piacere che non tocca il suo colmo,
come fulminea ascensione d’amore
dove il vento circonda le fronti più cieche.

Contemplare il tuo corpo alla tua sola luce,
con la vicina musica che concerta gli uccelli,
le acque, il bosco, il palpito in catene
di questo mondo pieno che sento sulle labbra.

Vicente Aleixandre, La distruzione o amore (traduzione di Francesco Tentori Montalto)


Immagine: Théophile-Alexandre Steinlen “Nude Asleep” (primo ‘900)

Unità in lei

Corpo felice, acqua tra le mie mani,
volto amato dove contemplo il mondo,
dove graziosi uccelli si riflettono in fuga,
volando alla regione dove nulla si oblia.

La forma che ti veste, di diamante o rubino,
brillio di un sole che tra le mie mani abbaglia,
cratere che mi attrae con l’intima sua musica,
con la chiamata indecifrabile dei denti.

Muoio perché m’avvento, perché voglio morire
o vivere nel fuoco, perché quest’aria che spira
non mi appartiene, è l’alito rovente
che se m’accosto brucia e dora le mie labbra dal profondo.

Lascia, lascia che guardi, infiammato da amore,
mentre la tua purpurea vita mi arrossa il volto,
che guardi nel remoto clamore del tuo grembo
dove muoio e rinuncio a vivere per sempre.

Voglio amore o la morte, o morire del tutto,
voglio essere il tuo sangue, te, la lava ruggente
che bagnando frenata estreme membra belle
sente così i mirabili confini dell’esistere.

Sulle tue labbra un bacio come una lenta spina
o un mare che volò mutato in specchio,
come il brillio d’un’ala,
è ancora mani, è ancora crepitio di capelli,
fruscio vendicatore della luce,
luce o spada mortale che sul mio collo minaccia,
ma non potrà distruggere l’unità di questo mondo.

Vicente Aleixandre, La distruzione o amore (traduzione di Francesco Tentori Montalto)


Immagine: Kim Weston “06 Scotland 1 (Nude on Couch)”