Ci sono stati uomini / Es gab Menschen

Ci sono stati uomini
che hanno tagliato la testa ad altri uomini
non mossi da ira
ma perché era il loro mestiere
e l’avevano imparato.
Non era un mestiere difficile
perché non dovevano
tagliare una testa al giorno
e neppure una volta alla settimana
certo qualche volta due o tre di seguito.
Ma erano pagati regolarmente
perché si tenessero pronti a tagliare le teste
e per ogni testa tagliata davvero
ricevevano un supplemento di paga.
E le teste tagliate
erano per lo più le teste di coloro
che su quei tempi avevano scosso la testa
e anche sulla mansione
di tagliare ad altri la testa

Questo era il passato
ma venne superato
e precisamente:
dagli uomini che tagliavano le teste
andarono uomini e dissero loro che non dovevano
più tagliare le teste ma non per questo
dovevano perdersi d’animo perché erano
statali e non licenziati
bensì a riposo e con la pensione.
Questo fu il superamento del passato
e le teste tagliate non scossero la testa
perché teste tagliate non possono scuotere la testa.

Adesso ci sono uomini
che non tagliano teste
ma aiutano con lavori di sterro e calcestruzzo
a costruire case e rifugi e osservatori per stranieri
che vengono con dispositivi con cui poi
premendo un bottone possono uccidere centomila uomini
o anche duecentomila con un solo colpo.
«Con un solo colpo» non vuol dire però tagliare le teste
ma bruciare o trasformare d’un tratto in polvere
o uccidere lentamente in qualche ora o giorno
tutta questa gente uomini donne e bambini
E chi costruisce gli impianti per uomini e dispositivi simili
e anche gli uomini che azionano i dispositivi
non lo fanno mossi da ira ma perché è la loro mansione.
E questo è il presente
e non l’abbiamo superato
perché è vero che su di esso molti scuotono oggi la testa
ma troppo pochi per cambiarlo e finora
troppo pochi che non si limitino a scuotere la testa.

*

Es gab Menschen
die haben Menschen den Kopf abgeschlagen
nicht aus Zorn
sondern weil das ihr Beruf war
den sie gelernt hatten.
Es war kein schwerer Beruf
denn sie mußten nicht jeden Tag
ja nicht einmanl jede Woche
einen Kopf abschlagen
freilich manchmal gar zwei oder drei.
Aber bezahlt wurden sie regelmäßig
dafür daß sie sich bereithielten zum Kopfabschlagen
und für jeden Kopf den sie wirklich abschlugen
bekamen sie eine Zulage zu ihrer Bezahlung.
Und die abgeschlagenen Köpfe
waren meistens die Köpfe derer
die den Kopf geschüttelt hatten über die Zeit
und auch über das Amt
Menschen den Kopf abzuschlagen.

Das war die Vergangenheit
aber sie wurde bewältigt
und das sah so aus
daß zu den Menschen die Köpfe abschlugen
Menschen kamen die ihnen sagten sie müßten
jetzt keine Köpfe mehr abschlagen aber sie sollten
deshalb nicht den Kopf hängen lassen denn sie seien
Beamte und nicht entlassen
nur im Ruhestand mit Pension.
Das war die Bewältigung der Vergangenheit
und die abgeschlagenen Köpfe schüttelten nicht den Kopf
weil abgeschlagenen Köpfe nicht den Kopf schütteln können.

Jetzt gibt es Menschen
die keine Köpfe abschlagen
sondern helfen mit Erdarbeiten und mit Betonbauarbeiten
Häuser und Unterstände und Wachtürme bauen für fremde Menschen
die kommen mit Apparaten mit denen sie dann
wenn sie auf einen Knopf drücken gleich hunderttausend Menschen
oder auch zweihunderttausend mit einem Schlag töten können.
Aber »mit einem Schlag« das heißt nicht die Köpfe abschlagen
sondern heißt all diese Menschen Männer Frauen und Kinder
verbrennen oder sofort in Staub verwandeln
oder einige Stunden oder auch Tage lang langsam töten.
Und die die Anlagen bauen für diese Menschen und Apparate
Und auch die Menschen die die Apparate bedienen
tun das nicht aus Zorn sondern weil das ihr Amt ist.
Und das ist die Gegenwart
und wir haben sie nicht bewältigt
denn es schütteln zwar manche Menschen heute den Kopf über sie
aber zu wenige um sie zu ändern und biz jetzt
viel zu wenige die mehr tun als nur den Kopf schütteln.

Erich Fried, È quel che è (testo a fronte, traduzione di Andrea Casalegno)

La seccatura / Das Ärgernis

Non voltatevi
dall’altra parte
ma guardate
voi bravi borghesi
fisso negli occhi
i giovani neonazisti
che nel vostro Stato
hanno imparato
da capo la fede
nella vecchia follia

Non guardate
abbastanza bene
se in quegli occhi azzurri
o castani
o anche grigi
non
vedete
per un attimo
anche la vostra immagine riflessa

*

Wendet euch
nicht ab
sondern schauet
ihr braven Bürger
den jungen Neonazis
die in euerem Staat
von neuem den Glauben
an den alten Irrsinn
gelernt haben
tief in die Augen

Ihr schaut nicht
genau genug hin
wenn ihr in diesen blauen
oder braunen
oder auch grauen Augen
nicht
einen Augenblick lang
euer eigenes
Spiegelbild seht

Erich Fried, È quel che è (testo a fronte, traduzione di Andrea Casalegno)

Quel che è / Was es ist

È assurdo
dice la ragione
È quel che è
dice l’amore

È infelicità
dice il calcolo
Non è altro che dolore
dice la paura
È vano
dice il giudizio
È quel che è
dice l’amore

È ridicolo
dice l’orgoglio
È avventato
dice la prudenza
È impossibile
dice l’esperienza
È quel che è
dice l’amore

*

Es ist Unsinn
sagt die Vernunft
Es ist was es ist
sagt die Liebe

Es ist Unglück
sagt die Berechnung
Es ist nichts als Schmerz
sagt die Angst
Es ist aussichtslos
sagt die Einsicht
Es ist was es ist
sagt die Liebe

Es ist lächerlich
sagt der Stolz
Es ist leichtsinnig
sagt die Vorsicht
Es ist unmöglich
sagt die Erfahrung
Es ist was es ist
sagt die Liebe

Erich Fried, È quel che è (testo a fronte, traduzione di Andrea Casalegno)


Immagine: Antonio Canova, “Amore e Psiche” (1787-1793)

Che cosa? / Was?

Che cosa sei per me?
Che cosa sono per me le tue dita
e che cosa le tue labbra?
Che cos’è per me il suono della tua voce?
Che cos’è per me il tuo odore
prima del nostro abbraccio
e il tuo profumo
nel nostro abbraccio
e dopo?

Che cosa sei per me?
Che cosa sono per te?
Che cosa sono?

*

Was bist du mir?
Was sind mir deine Finger
und was deine Lippen?
Was ist mir der Klang deiner Stimme?
Was ist mir dein Geruch
vor unserer Umarmung
und dein Duft
in unserer Umarmung
und nach ihr?

Was bist du mir?
Was bin ich dir?
Was bin ich?

Erich Fried, È quel che è (testo a fronte, traduzione di Andrea Casalegno)

Ritorno a Brema / Rückfahrt nach Bremen

Tardo autunno
la prima neve
le strade di notte
ma verso te

Poi all’alba
la ferrovia
monotona
stancante
ma verso te

Attraverso il tuo paese
e attraverso
la mia vita
ma verso te

Verso la tua voce
verso il tuo essere
verso il tuo essere tu
verso te

*

Spätherbst
der erste Schnee
die Nachtstraßen
eisglatt
aber zu dir hin

Dann im Morgengrauen
die Bahn
monoton
ermüdend
aber zu dir hin

Quer durch dein Land
und quer
durch mein Leben
aber zu dir hin

Zu deiner Stimme
zu deinem Dasein
zu deinem Dusein
zu dir hin

Erich Fried, È quel che è (testo a fronte, traduzione di Andrea Casalegno)

Risposta a una lettera / Antwort auf einen Brief

Leggo
quello che scrivi
delle tue cattive qualità

Scrivi bene
ma ciò non riesce
a consolarmi
che tutte queste
tue cattive qualità
siano così lontane da me
perché io le voglio
vicinissime

E se cerco
di ripensarle una per una
– le tue cattive qualità
come le hai enumerate –
allora ho paura
e trovo
che devo mettercela tutta
perché le mie buone
valgano almeno la metà
di quelle tue cattive

*

Ich lese das
was du schreibst
von deinen schlechten Eigenschaften

Gut schreibst du
aber das kann mich
nicht trösten darüber
daß alle diese
deine schlechten Eigenschaften
so weit weg sind von mir
denn ich will sie
ganz nahe haben

Und wenn ich versuche
einzeln an sie zu denken
– deine schlechten Eigenschaften
wie du sie aufgezählt hast –
dann wird mir bang
und ich finde
ich muß mich zusammenreißen
damit meine guten
deine schlechten
noch halbwegs wert sind

Erich Fried, È quel che è (testo a fronte, traduzione di Andrea Casalegno)


Immagine: “#DoLectures ripple effects… such fun discovering my ancestors in Wales, Cornwall, Somerset, Gloucester, Chesterfield, Lancashire, Durham, Sutton, Suffolk, Donegal, Warne and Bangor. Farmer Robert William Jones wrote this warm, informal letter to his sis” by Samantha Bell is licensed under CC BY 2.0